Salus in Burkina Faso (Testimonianza)

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Al centro ed a monte di un efficiente programma di prevenzione c’è una corretta informazione sulla malattia, una comunicazione sulle modalità di trasmissione della stessa, con conseguenza consapevolezza del rischio e accompagnamento delle persone verso un corretto comportamento.

In Burkina come in molti paesi dell’Africa è ancora presente lo Stigma nei confronti di persone sieropositive o malate di Aids che vengono ritenute sovente possedute da forze malefiche ??? e a causa di ignoranza emarginate e rifiutate dal gruppo familiare e dalla società civile.

A questo si aggiunge nelle zone urbane una crisi dei valori tradizionali e della famiglia con conseguente incremento della vulnerabilità del malato.

Ancora oggi la posizione della donna nella civiltà africana, con particolare attenzione alla donna che vive nei villaggi, elemento fondante della società tradizionale, è di assoluta dipendenza dal marito e dal clan familiare, la poligamia è una consuetudine anche a causa dell’alto numero di persone che professano la religione mussulmana.

Come conseguenze possiamo osservare un “circolo vizioso” che partendo dalla vulnerabilità femminile (biologica,culturale, sociale)rende la donna la prima vittima della malattia e ne riduce la capacità di sostegno economico e morale della famiglia, contribuendo quindi al degrado del tessuto sociale che a sua volta incrementa la vulnerabilità.

Le vie di comunicazione, i trasporti e la lontananza dai centri urbani porta ad un isolamento della popolazione che vive nelle zone rurali , le persone che vivono nei villaggi conoscono soltanto il dialetto (solo in Burkina c’è una numero considerevole di dialetti) e non palano la lingua ufficiale, un alto numero di popolazione è analfabeta.

 

Pertanto una efficiente campagna informativa deve tenere conto di queste problematiche.